Una testimonianza povera,
ma efficace





Un giorno un oratore non credente, alla fine di una sua lunga disquisizione sulla falsità e sull’inutilità del Cristianesimo, concluse invitando a farsi avanti chiunque tra gli uditori avesse potuto dimostrargli che aveva sbagliato e dove avesse sbagliato.

Dopo qualche minuto di imbarazzato silenzio, un vecchietto alzò la mano e chiese di parlare.

L’oratore lo invitò a farsi avanti e quello, con passo malfermo e tremante, molto lentamente, si fece avanti.

Una volta di fronte all’uditorio estrasse dalla tasca un’arancia e con calma la sbucciò, poi cominciò a mangiare lentamente, spicchio dopo spicchio, manifestando un alto gradimento del cibo che stava assaporando.

L’uditorio, e lo stesso oratore, cominciarono a spazientirsi; alla fine l’oratore chiese:

«Insomma, potete dimostrarmi in che cosa ho sbagliato?»

Il vecchietto lo guardò, poi gli chiese:

«Mi sapete dire che sapore aveva quest’arancia?»

L’oratore gli rispose con sarcasmo:

«Come faccio a saperlo, mica l’ho gustato!»

«Ecco dove sta il vostro errore: avete parlato di un cibo che non avete gustato!
Io ho gustato quell’arancia e vi posso dire che era ottima; allo stesso modo, io vi posso dire che cos’è il Cristianesimo, perché io l’ho gustato, non voi».


Io ho gustato l’amore di Gesù

che mi ha rialzato quando sono caduto,

incoraggiato nei momenti più difficili,

mi ha accompagnato nei momenti di solitudine,

è stato il faro nelle mie notti,

il dolce pastore dell’anima mia,

mi ha aperto gli occhi su realtà che neppure sapevo che esistessero,

mi ha fatto gustare la liberazione da ogni schiavitù,

mi ha fatto tante altre cose che se volessi descriverle tutte dovremmo restare in questa sala fino a notte.

Io L’ho gustato e posso dirvi che avete torto e che vi compiango perché avete perso un cibo così allettante e squisito»